mercoledì 6 aprile 2016

scemo ch(i/e) legge (quello del villaggio, globale)

E mi capita ancora ... beh ? che c’e’ ? Si ok, non “mi capita”, vabenevabene, ok, me la cerco, ok. Allora, dicevo, mi ritrovo a leggere dei commenti, su questioni comunque complesse, di un tale livello di immaturita’, arroganza, stupidita’, ignoranza, banalita’, impertinenza, idiozia ... che ... che ... che boh? Vabbe’ insomma, robe pateticamente ridicole, al punto che il fastidio nauseante mi indurrebbe ad esprimere il mio peggior sarcasmo, proprio una roba con la determinata intenzione di forzare al pianto, 
e la mia frustrazione conseguente e’ la consapevolezza di non esserne in grado ! Che brutta persona che sono ! Come mi assomiglio ! Infatti mi hanno spiegato che e’ proprio uno dei miei problemi peggiori, “il mio carattere”, la mia intima “volonta’ ” e quindi la mia naturale “rappresentazione”, ferire ed infierire per far piangere, effetto e causa, perche’ proprio il mio non saper piangere mi rende il peggio che non so non essere, nei confronti degli “altri”. Allora ok, perplesso e offeso ci provi, eviti il te stesso, commenti impersonalmente, parole non tue,
rappresentazioni di altri, ben altro tenore, gente colta, citazioni erudite, proposte di lettura, testi, libri che uno come me ne avrebbe per una vita ... e ancora non basterebbe ... ... ... NIENTE. Niente, ti rispondono come non avessero letto, hanno letto ? no ? non hanno letto ? leggono ? sanno leggere ? vogliono ? capiscono ? dubitano ? pensano ? ESISTONO ??? Va bene, mi calmo, provo a rispondere, un po’ di ironia ? posso ? posso ??? POSSO ??? Ok, devo stare calmo, “che e’ peggio” mi dicono i miei amici (“miei” ? “amici” ? ... ne ho ? ne merito ? vabbe’ un’altra volta, non adesso, per favore) NO. No, niente, ripetono lo stesso “concetto”, non “sentono”, “esseri senzienti” ? effettivamente ci sarebbe da dubitarne, ci ho messo piu’ tempo io a scrivere una risposta che loro a non leggerla, ignorandola. E allora dovrei ammetterlo: Mi piace. Si, mi piace quando posso confrontarmi con i miei pari, quando me lo concedono, siamo cosi’ miserrimi, cosi’ eccelsamente mediocri, e’ cosi’ facile, disonesto, sleale, per tutti gli altri, sfotterci, sentendosi superiori, migliori di noi. E invece non lo ammetto, continuo cosi’, voglio, fare schifo, anche io. Che ci riesco cosi’ bene. Dolore, angoscia e pena, tanto sono solo, io, non il mio nome, non le mie parole, non le mie foto, io, sbagliato, non gli altri.

Nessun commento:

Posta un commento

gabbandini@gmail.com