venerdì 17 ottobre 2014

Copio e incollo, che altro non so fare.

E' che ci vuole anche molta cultura, critica e consapevole, e io non ne ho, quindi con le mie frequentazioni devo rinunciare a discutere, per manifesta incapacita', deludendomi impotente, da cui certe mie invidie ammirate.
Perche' le argomentazioni degli "altri" invece, sono praticamente sempre dello stesso tenore, erudite o ignoranti che siano, raramente si differenziano, e gia' questo potrebbe significare molto per capire quali dubbi sarebbe logicamente doveroso farsi venire.

Aperte virgolette:

Complimenti e grazie al Prof. Massimo Filippi, Neurologo, ricercatore e professore universitario presso l'ospedale San Raffaele di Milano che, nella conferenza di ieri dal titolo “Sperimentazione animale? Come va avanti la medicina”, nell'ambito della rassegna di Bergamo Scienza, si è distinto per gli interventi sempre molto acuti e originali, e con il suo contributo di alto livello ci ha offerto preziosi spunti di riflessione e la possibilità di dare ampio respiro ad un dibattito che, per sua natura, non può non coinvolgere l'ambito etico e filosofico.
Ci permettiamo di avanzare l'ipotesi che la scelta vegana ventennale del Prof, con i noti benefici in termini di riduzione dell'aterosclerosi (chiusura) dei vasi sanguigni che irrorano il cervello, abbia contribuito alla lucidità del suo pensiero e del suo sentimento.
Il “moderatore”, Prof. Giuseppe Remuzzi, purtroppo ha più volte mancato di rispetto al suo ruolo esplicitando i suoi punti di vista e criticando Filippi per presunti “fuori tema”, arrivando con fierezza a dirsi “contento di non aver ceduto alle lusinghe della Filosofia”...peccato che, quando si ha a che fare quotidianamente con la vita di altri esseri viventi, siano essi animali o pazienti umani, sia imprescindibile interrogarsi sulla necessità di un limite: essere filosofi, ovvero porsi domande importanti e avvertire la curiosità necessaria per cercare risposte, diventa allora una responsabilità precisa di tutti noi, chiamati a decidere su questioni tanto importanti, che riguardano la vita e la salute nostra ed altrui. Per quanto il “moderatore” tentasse nervosamente di riportare il confronto su temi solo pragmatici, anche attraverso le solite domande tendenziose e strappalacrime (come il riferimento ad una presunta zanzara modificata geneticamente affinchè non trasmetta la malaria ai bambini africani), il nostro Filippi è riuscito sempre a rispondere con pacatezza alle critiche rabbiose, ricordando che già esistono terapie efficaci contro la malaria, e che il vero problema è semmai la presenza di brevetti sui farmaci, che non vengono distribuiti laddove ce ne sarebbe più bisogno, laddove la gente non può permetterseli. Dubitiamo che qualche ente di ricerca o casa farmaceutica abbia così a cuore il destino di queste persone da voler finanziare il progetto della zanzara mutata.
Allo stesso modo, la minaccia di Ebola (che, come ci ha ricordato Filippi, esiste da tempo ma è arrivata a meritare la nostra attenzione solo dopo che i primi occidentali ne sono stati colpiti) è stata presentata dal “moderatore” come l'esempio della necessità della sperimentazione animale, “dimenticando” di citare gli spaventosi numeri dei fallimenti della vivisezione, i cui risultati non sono affatto predittivi per l'uomo. Di fronte ad un nemico tanto temibile abbiamo davvero bisogno di metodi altrettanto potenti, non certo dell'anacronistica e inaffidabile vivisezione.
Il “moderatore” poi ha addirittura proposto l'HIV come un altro esempio della necessità della vivisezione, omettendo che il virus stesso deriva da una mutazione dell'equivalente virus SIV delle scimmie (non a caso presente in molti ricercatori che vivisezionavano le scimmie), che dei numerosi vaccini efficaci nella scimmia nessuno è risultato utile nell'uomo, che l'inibitore della trascrittasi inversa, farmaco contro l'HIV, è stato realizzato al computer e non attraverso studi animali, che il virus nella scimmia non è in grado di provocare la malattia conclamata (l'AIDS) perchè le scimmie hanno una composizione di globuli bianchi diversa dalla nostra e che, proprio in virtù di questa presunta innocenza del virus, furono in principio concesse numerose trasfusioni di sangue infetto da uomo a uomo.
E' poi emerso chiaramente il paradosso di utilizzare per la ricerca soprattutto topi e ratti, per motivi non scientifici, in virtù del loro basso costo e della loro lontananza dal modello dell'uomo bianco posto al centro del mondo, quando in realtà sarebbero i primati, secondo gli stessi ricercatori, gli organismi che potrebbero offrire risultati più simili ai nostri (anche se, come dimostra l'esempio dell'HIV, nemmeno quelli sono predittivi per l'uomo).
Il fatto che la legge preveda tuttora l'obbligo di sperimentare sull'animale un farmaco destinato all'uomo è stato considerato dai pro-vivisezionisti come un segnale dell'utilità della vivisezione, dimenticando che spesso le leggi sono le ultime ad adattarsi, dopo che la società e il sapere si sono evoluti.
Molto interessante il riferimento alla Storia, che ci ha raccontato di sadiche sperimentazioni su prigionieri umani e ci ha mostrato il pericolo mostruoso sempre in agguato qualora si voglia tracciare una linea di demarcazione tra chi è soggetto e chi è oggetto, tra chi merita libertà e vita e chi non ha diritti (pensiamo alla tratta degli schiavi, al diritto di voto per le donne, ad Auschwitz...): è evidente che, a differenza di quanto sostenuto ieri dai pro-vivisezionisti, la pura forza fisica non può essere un parametro per sancire la legittimità di un abuso - questo pericoloso ragionamento ci porterebbe a dover accettare anche l'abuso sui bambini. Non dimentichiamo che la vera prevenzione, l'unico modo affinchè la Storia non si ripeta, è affermare e valorizzare i diritti di tutti gli esseri viventi, un'idea “filosofica” di enorme portata pratica per tutti noi, dato che solo da un pensiero, da un progetto mentale, origina l'azione, la legge (o almeno così dovrebbe essere!). Di certo non basta determinare un confine (topo sì, scimmia no?), che potrà essere facilmente spostato dal primo dittatore di passaggio, non concedendo più alcuna garanzia nemmeno a chi crede di poter rientrare sempre e comunque nel numero degli oppressori, dei vincitori.
Purtroppo è stato dato poco spazio ai metodi alternativi alla vivisezione, mancando l'esperta Dott.ssa Michela Kuan (che Bergamo Scienza ha scelto arbitrariamente di non invitare, nonostante la sua presenza fosse stata offerta gratuitamente da LAV). Il Prof. Filippi ha però ricordato al pubblico che la sperimentazione senza animali è il presente e il necessario futuro (anche gli stessi pro-vivisezionisti hanno ammesso che un domani non potrà più esistere la vivisezione) e che nella sua pratica clinica e universitaria non utilizza mai animali ma si avvale di tecniche quali la Risonanza Magnetica Funzionale, con cui studia i disturbi neurologici dei pazienti per individuare le aree cerebrali lese.
Di grande spessore è stata poi la riflessione del Prof. Filippi sulla percezione del dolore da parte di organismi con sistemi nervosi più semplici del nostro: un essere vivente con queste caratteristiche, non potendo probabilmente “evadere mentalmente” dalla propria prigionia e sofferenza con pensieri consolatori, anticipazioni di ricompense o risarcimenti futuri (per esempio la promessa di un “paradiso”), potrebbe provare un dolore ancora maggiore, un dolore senza difese e senza speranze, virtualmente eterno, in un dilatato presente.
Alla fine, dal pubblico qualcuno ha chiesto, tramite internet, di conoscere la percentuale di farmaci bocciati dopo la sperimentazione animale: la domanda si prestava ad essere interpretata, ma i pro-vivisezionisti hanno scelto di fornire solo i dati relativi ai farmaci che non superano il test sulla cavia (e magari si sarebbero rivelati utili nell'uomo, ma questo non è stato detto!), non il grande numero di farmaci che purtroppo si rivelano tossici per l'uomo dopo aver tranquillamente superato il test sull'animale!
Il solito cavallo di battaglia del Prof. Remuzzi ad ogni conferenza, ovvero il fatto che la vivisezione è una cosa bella perchè significa letteralmente “tagliare il vivo”, come avviene in sala operatoria per la cura di alcune patologie, ha suscitato perplessità, dato che il pubblico non era probabilmente in vena di essere preso in giro con un banale gioco di parole.
LAV Bergamo si è occupata di distribuire ai partecipanti un volantino di spiegazioni riguardo i danni gravissimi della vivisezione e l'esistenza reale e concreta di altri metodi, metodi davvero scientifici. LAV Bergamo è fiera di aver contribuito a portare un po' di oggettività e di vera scienza all'interno di questa conferenza che, prima della nostra protesta con Bergamo Scienza e con i media locali, non prevedeva la presenza di alcun antivivisezionista!
Il tono complessivo dell'evento è risultato comunque schierato a favore della vivisezione (basti pensare alla frase conclusiva del “moderatore”: < Mi sembra chiaro che abbiamo ancora bisogno della vivisezione>, sfacciatamente stonata rispetto a quanto emerso durante il pomeriggio), ma il Prof. Filippi è riuscito, pur in un ambiente ostile, a difendere i diritti non solo degli animali ma di noi tutti, che abbiamo diritto alle terapie efficaci che solo la vera Medicina, scevra da condizionamenti economici e politici, può offrire.
Noi, a differenza di quanto accaduto ieri, lasciamo l'ultima parola a chi davvero la merita, essendosi distinto in qualità di medico, ricercatore, pensatore e persona, il Prof. Massimo Filippi: “Io ho dimostrato di non far parte della lobby”.

Chiuse virgolette.